2 febbraio 2021, 2 febbraio 2022, 17 febbraio 2022, 8 aprile 2022 sono solo alcune date importanti per le nuove chiamate o conferme vocazionali del nostro Istituto.

Oggi 8 Maggio si celebra la Festa della Mamma in Italia ma a livello internazionale celebriamo la giornata internazionale di preghiera per le vocazioni.  Ecco alcuni passaggi tratti da “Tra un’onda e l’altra” e dall’Epistolario sulla vocazione e dove si capisce il forte nesso esistente tra la chiamata vocazionale e la figura di Maria.

“Madre Cabrini senza teorizzarne troppo l’aspetto antropologico e teologico, vede Maria come Maestra e Modello della Missionaria e quindi è nella imitazione delle virtù di Maria Vergine la realizzazione piena della femminilità che ogni donna riceve come dono e che è la vocazione della Missionaria del S. Cuore.”

Tra un’onda e l’altra p.150

Nel progetto cabriniano della donna matura c’è Maria SS. soprattutto come modello di santità, fine, questo, verso il quale è orientata tutta la vita cristiana ed in particolare la vita della Missionaria che deve “andare santa alla missione”, ovvero sempre “con la lampada accesa” aderendo con semplicità alle esigenze della propria vocazione.

Tra un’onda e l’altra p. 165

Padre Segundo Galilea scrive nella Biografia di Madre Cabrini:

“Il cammino cristiano è segnato da Dio che ci chiama ad una missione, a un compito, a una vocazione; da Dio che costantemente purifica la missione e la vocazione che lui stesso per grazia ci ha dato. Dio chiede che ci consegniamo interamente a lui, e non semplicemente alla nostra realizzazione personale o all’attuazione dei nostri progetti. La vocazione cristiana – così come la vocazione religiosa – non consiste nel conquistare Dio, ma nel lasciarci conquistare da lui e nel lasciarci guidare dal suo amore”.

Tra un’onda e l’altra p. 217

Gesù, tanto buono con chi desidera di amarlo, avrà certamente ripagato facendo fecondare in voi quei germi che nei vostri cuori ha posto la buona e ferma volontà di volere sempre più avanzarvi da spose fedeli nella scia della perfezione, informandovi a quella robusta e soda virtù che, se a tutte le religiose è necessaria, assai più lo è alle missionarie le quali per loro vocazione sono chiamate a santificare il mondo.”

Tra un’onda e l’altra p. 80 – Epistolario Vol. 3

“Nell’esigente e difficile cammino della santità, nelle fatiche dell’evangelizzazione, Madre Cabrini propone la via semplice dell’abbandono in Dio, della fiducia nella Provvidenza, della preghiera e dell’amore sempre vivo alla propria vocazione”.

Tra un’onda e l’altra p. 142

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA 59ª GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

Chiamati a edificare la famiglia umana

Cari fratelli e sorelle!

Mentre in questo nostro tempo soffiano ancora i venti gelidi della guerra e della sopraffazione e assistiamo spesso a fenomeni di polarizzazione, come Chiesa abbiamo avviato un processo sinodale: sentiamo l’urgenza di camminare insieme coltivando le dimensioni dell’ascolto, della partecipazione e della condivisione. Insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà vogliamo contribuire a edificare la famiglia umana, a guarirne le ferite e a proiettarla verso un futuro migliore. In questa prospettiva, per la 59a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, desidero riflettere con voi sull’ampio significato della “vocazione”, nel contesto di una Chiesa sinodale che si pone in ascolto di Dio e del mondo.

Chiamati a essere tutti protagonisti della missione

La sinodalità, il camminare insieme è una vocazione fondamentale per la Chiesa, e solo in questo orizzonte è possibile scoprire e valorizzare le diverse vocazioni, i carismi e i ministeri. Al tempo stesso, sappiamo che la Chiesa esiste per evangelizzare, uscendo da sé stessa e spargendo il seme del Vangelo nella storia. Pertanto, tale missione è possibile proprio mettendo in sinergia tutti gli ambiti pastorali e, prima ancora, coinvolgendo tutti i discepoli del Signore. Infatti, «in virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 120). Bisogna guardarsi dalla mentalità che separa preti e laici, considerando protagonisti i primi ed esecutori i secondi, e portare avanti la missione cristiana come unico Popolo di Dio, laici e pastori insieme. Tutta la Chiesa è comunità evangelizzatrice.

Chiamati a essere custodi gli uni degli altri e del creato

La parola “vocazione” non va intesa in senso restrittivo, riferendola solo a coloro che seguono il Signore sulla via di una particolare consacrazione. Tutti siamo chiamati a partecipare della missione di Cristo di riunire l’umanità dispersa e di riconciliarla con Dio. Più in generale, ogni persona umana, prima ancora di vivere l’incontro con Cristo e abbracciare la fede cristiana, riceve con il dono della vita una chiamata fondamentale: ciascuno di noi è una creatura voluta e amata da Dio, per la quale Egli ha avuto un pensiero unico e speciale, e questa scintilla divina, che abita il cuore di ogni uomo e di ogni donna, siamo chiamati a svilupparla nel corso della nostra vita, contribuendo a far crescere un’umanità animata dall’amore e dall’accoglienza reciproca. Siamo chiamati a essere custodi gli uni degli altri, a costruire legami di concordia e di condivisione, a curare le ferite del creato perché non venga distrutta la sua bellezza. Insomma, a diventare un’unica famiglia nella meravigliosa casa comune del creato, nell’armonica varietà dei suoi elementi. In questo senso ampio, non solo i singoli, ma anche i popoli, le comunità e le aggregazioni di vario genere hanno una “vocazione”.

Chiamati ad accogliere lo sguardo di Dio

In questa grande vocazione comune, si inserisce la chiamata più particolare che Dio ci rivolge, raggiungendo la nostra esistenza con il suo Amore e orientandola alla sua meta ultima, a una pienezza che supera persino la soglia della morte. Così Dio ha voluto guardare e guarda alla nostra vita.

Si attribuiscono a Michelangelo Buonarroti queste parole: «Ogni blocco di pietra ha al suo interno una statua ed è compito dello scultore scoprirla». Se questo può essere lo sguardo dell’artista, molto più Dio ci guarda così: in quella ragazza di Nazaret ha visto la Madre di Dio; nel pescatore Simone figlio di Giona ha visto Pietro, la roccia sulla quale edificare la sua Chiesa; nel pubblicano Levi ha ravvisato l’apostolo ed evangelista Matteo; in Saulo, duro persecutore dei cristiani, ha visto Paolo, l’apostolo delle genti. Sempre il suo sguardo d’amore ci raggiunge, ci tocca, ci libera e ci trasforma facendoci diventare persone nuove.

Questa è la dinamica di ogni vocazione: siamo raggiunti dallo sguardo di Dio, che ci chiama. La vocazione, come d’altronde la santità, non è un’esperienza straordinaria riservata a pochi. Come esiste la “santità della porta accanto” (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 6-9), così anche la vocazione è per tutti, perché tutti sono guardati e chiamati da Dio.

Dice un proverbio dell’Estremo Oriente: «Un sapiente, guardando l’uovo, sa vedere l’aquila; guardando il seme intravvede un grande albero; guardando un peccatore sa intravvedere un santo». Così ci guarda Dio: in ciascuno di noi vede delle potenzialità, talvolta ignote a noi stessi, e durante tutta la nostra vita opera instancabilmente perché possiamo metterle a servizio del bene comune.

La vocazione nasce così, grazie all’arte del divino Scultore che, con le sue “mani” ci fa uscire da noi stessi, perché si stagli in noi quel capolavoro che siamo chiamati a essere. In particolare, la Parola di Dio, che ci libera dall’egocentrismo, è capace di purificarci, illuminarci e ricrearci. Mettiamoci allora in ascolto della Parola, per aprirci alla vocazione che Dio ci affida! E impariamo ad ascoltare anche i fratelli e le sorelle nella fede, perché nei loro consigli e nel loro esempio può nascondersi l’iniziativa di Dio, che ci indica strade sempre nuove da percorrere.

Chiamati a rispondere allo sguardo di Dio

Lo sguardo amorevole e creativo di Dio ci ha raggiunti in modo del tutto singolare in Gesù. Parlando del giovane ricco, l’evangelista Marco annota: «Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (10,21). Su ciascuno e ciascuna di noi si posa questo sguardo di Gesù pieno di amore. Fratelli e sorelle, lasciamoci toccare da questo sguardo e lasciamoci portare da Lui oltre noi stessi! E impariamo a guardarci anche l’un altro in modo che le persone con cui viviamo e che incontriamo – chiunque esse siano – possano sentirsi accolte e scoprire che c’è Qualcuno che le guarda con amore e le invita a sviluppare tutte le loro potenzialità.

La nostra vita cambia, quando accogliamo questo sguardo. Tutto diventa un dialogo vocazionale, tra noi e il Signore, ma anche tra noi e gli altri. Un dialogo che, vissuto in profondità, ci fa diventare sempre più quelli che siamo: nella vocazione al sacerdozio ordinato, per essere strumento della grazia e della misericordia di Cristo; nella vocazione alla vita consacrata, per essere lode di Dio e profezia di nuova umanità; nella vocazione al matrimonio, per essere dono reciproco e generatori ed educatori della vita. In generale, in ogni vocazione e ministero nella Chiesa, che ci chiama a guardare gli altri e il mondo con gli occhi di Dio, per servire il bene e diffondere l’amore, con le opere e con le parole.

Vorrei qui menzionare, al riguardo, l’esperienza del dott. José Gregorio Hernández Cisneros. Mentre lavorava come medico a Caracas in Venezuela, volle farsi terziario francescano. Più tardi, pensò di diventare monaco e sacerdote, ma la salute non glielo permise. Comprese allora che la sua chiamata era proprio la professione medica, nella quale egli si spese in particolare per i poveri.  Allora, si dedicò senza riserve agli ammalati colpiti dall’epidemia di influenza detta “spagnola”, che allora dilagava nel mondo. Morì investito da un’automobile, mentre usciva da una farmacia dove aveva procurato medicine per una sua anziana paziente. Testimone esemplare di cosa vuol dire accogliere la chiamata del Signore e aderirvi in pienezza, è stato beatificato un anno fa.

Convocati per edificare un mondo fraterno

Come cristiani, siamo non solo chiamati, cioè interpellati ognuno personalmente da una vocazione, ma anche con-vocati. Siamo come le tessere di un mosaico, belle già se prese ad una ad una, ma che solo insieme compongono un’immagine. Brilliamo, ciascuno e ciascuna, come una stella nel cuore di Dio e nel firmamento dell’universo, ma siamo chiamati a comporre delle costellazioni che orientino e rischiarino il cammino dell’umanità, a partire dall’ambiente in cui viviamo. Questo è il mistero della Chiesa: nella convivialità delle differenze, essa è segno e strumento di ciò a cui l’intera umanità è chiamata. Per questo la Chiesa deve diventare sempre più sinodale: capace di camminare unita nell’armonia delle diversità, in cui tutti hanno un loro apporto da dare e possono partecipare attivamente.

Quando parliamo di “vocazione”, pertanto, si tratta non solo di scegliere questa o quella forma di vita, di votare la propria esistenza a un determinato ministero o di seguire il fascino del carisma di una famiglia religiosa o di un movimento o di una comunità ecclesiale; si tratta di realizzare il sogno di Dio, il grande disegno della fraternità che Gesù aveva nel cuore quando ha pregato il Padre: «Che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Ogni vocazione nella Chiesa, e in senso ampio anche nella società, concorre a un obiettivo comune: far risuonare tra gli uomini e le donne quell’armonia dei molti e differenti doni che solo lo Spirito Santo sa realizzare. Sacerdoti, consacrate e consacrati, fedeli laici camminiamo e lavoriamo insieme, per testimoniare che una grande famiglia umana unita nell’amore non è un’utopia, ma è il progetto per il quale Dio ci ha creati.

Preghiamo, fratelli e sorelle, perché il Popolo di Dio, in mezzo alle vicende drammatiche della storia, risponda sempre più a questa chiamata. Invochiamo la luce dello Spirito Santo, affinché ciascuno e ciascuna di noi possa trovare il proprio posto e dare il meglio di sé in questo grande disegno!

Roma, San Giovanni in Laterano, 8 maggio 2022, IV Domenica di Pasqua.

FRANCESCO


February 2, 2021, February 2, 2022, February 17, 2022, and April 8, 2022 are just a few important dates for new vocational calls or confirmations in our Institute.

Today, May 8, we celebrate Mother’s Day in Italy, but at the international level we celebrate the International Day of Prayer for Vocations. Here is a sentence taken from “Between one wave and another” and from the Epistolary on vocation and where we understand the strong link between the vocational call and the figure of Mary.

“Mother Cabrini, without theorizing too much on the anthropological and theological aspects, sees Mary as the Teacher and Model of the Missionary and therefore it is in the imitation of the virtues of the Virgin Mary that the full realization of the femininity that every woman receives as a gift and that is the vocation of the Missionary of the Sacred Heart lies. “

To The Ends of the Earth p.150

In Cabrini’s project for the mature woman, the Blessed Virgin Mary is above all a model of holiness, an end towards which the whole of Christian life is directed, and in particular the life of the Missionary who must “go holy to the mission,” that is, always “with a lighted lamp,” adhering with simplicity to the demands of her own vocation.

To The Ends of the Earth p. 165

Father Segundo Galilea writes in the Biography of Mother Cabrini:

“The Christian journey is marked by God who calls us to a mission, to a task, to a vocation; by God who constantly purifies the mission and vocation that he himself by grace has given us. God asks that we surrender ourselves entirely to him, and not simply to our own personal fulfillment or the implementation of our own projects. The Christian vocation – as well as the religious vocation – does not consist in conquering God, but in allowing ourselves to be conquered by him and to be guided by his love”.

To the Ends of the Earth p. 217

“Jesus, so good to those who desire to love him, will certainly have repaid by making fruitful in you those germs that in your hearts he has placed the good and firm will of wanting to advance more and more as faithful spouses in the wake of perfection, informing you of that robust and firm virtue which, if it is necessary for all religious, is much more so for the missionary women who by their vocation are called to sanctify the world.”

To The Ends of the Earth p. 80 – Epistolario Vol. 3

“In the demanding and difficult path of holiness, in the labors of evangelization, Mother Cabrini proposes the simple way of abandonment in God, of trust in Providence, of prayer and of an ever-living love for one’s vocation.”

To the Ends of the Earth p.142

MESSAGE OF HIS HOLINESS POPE FRANCIS
FOR THE 2022 WORLD DAY OF PRAYER FOR VOCATIONS

Called to Build the Human Family

Dear Brothers and Sisters,

At the time when the cold winds of war and oppression are blowing and when we frequently encounter signs of polarization, we as a Church have undertaken a synodal process: we sense the urgent need to journey together, cultivating the spirit of listening, participation and sharing. Together with all men and women of good will, we want to help build the human family, heal its wounds and guide it to a better future. On this 59th World Day of Prayer for Vocations, I would like to reflect with you on the broader meaning of “vocation” within the context of a synodal Church, a Church that listens to God and to the world.

Called to be protagonists together of the Church’s mission

Synodality, journeying together, is a vocation fundamental to the Church. Only against this horizon is it possible to discern and esteem the various vocations, charisms and ministries. We know that the Church exists to evangelize, to go forth and to sow the seed of the Gospel in history. This mission can only be carried out if all areas of pastoral activity work together and, even more importantly, involve all the Lord’s disciples. For “in virtue of their baptism, all the members of the People of God have become missionary disciples (cf. Mt 28:19). All the baptized, whatever their position in the Church or their level of instruction in the faith, are agents of evangelization” (Evangelii Gaudium, 120). We must beware of the mentality that would separate priests and laity, considering the former as protagonists and the latter as executors, and together carry forward the Christian mission as the one People of God, laity and pastors. The Church as a whole is an evangelizing community.

Called to be guardians of one another and of creation

The word “vocation” should not be understood restrictively, as referring simply to those who follow the Lord through a life of special consecration. All of us are called to share in Christ’s mission to reunite a fragmented humanity and to reconcile it with God. Each man and woman, even before encountering Christ and embracing the Christian faith, receives with the gift of life a fundamental calling: each of us is a creature willed and loved by God; each of us has a unique and special place in the mind of God. At every moment of our lives, we are called to foster this divine spark, present in the heart of every man and woman, and thus contribute to the growth of a humanity inspired by love and mutual acceptance. We are called to be guardians of one another, to strengthen the bonds of harmony and sharing, and to heal the wounds of creation lest its beauty be destroyed. In a word, we are called to become a single family in the marvellous common home of creation, in the reconciled diversity of its elements. In this broad sense, not only individuals have a “vocation”, but peoples, communities and groups of various kinds as well.

Called to welcome God’s gaze

Within this great common vocation, God addresses a particular call to each of us. He touches our lives by his love and directs them to our ultimate goal, to a fulfilment that transcends the very threshold of death. That is how God wanted to see our lives and how he sees them still.

Michelangelo Buonarroti is said to have maintained that every block of stone contains a statue within it, and it is up to the sculptor to uncover it. If that is true of an artist, how much more is it true of God! In the young woman of Nazareth he saw the Mother of God. In Simon the fisherman he saw Peter, the rock on which he would build his Church. In the publican Levi he recognized the apostle and evangelist Matthew, and in Saul, a harsh persecutor of Christians, he saw Paul, the apostle of the Gentiles. God’s loving gaze always meets us, touches us, sets us free and transforms us, making us into new persons.

That is what happens in every vocation: we are met by the gaze of God, who calls us. Vocation, like holiness, is not an extraordinary experience reserved for a few. Just as there is a “holiness of the saints next door” (cf. Gaudete et Exsultate, 6-9), so too there is a vocation for everyone, for God’s gaze and call is directed to every person.

According to a proverb from the Far East, “a wise person, looking at the egg can see an eagle; looking at the seed he glimpses a great tree; looking at the sinner he glimpses a saint”. That is how God looks at us: in each of us, he sees a certain potential, at times unbeknownst to ourselves, and throughout our lives he works tirelessly so that we can place this potential at the service of the common good.

Vocation arises in this way, thanks to the art of the divine Sculptor who uses his “hands” to make us go forth from ourselves and become the masterpiece that we are called to be. The word of God, which frees us from self-absorption, is especially able to purify, enlighten and recreate us. So let us listen to that word, in order to become ever more open to the vocation that God entrusts to us! And let us learn to listen also to our brothers and sisters in the faith, for their advice and example may help disclose the plan of God, who shows us ever new paths to pursue.

Called to respond to God’s gaze

God’s loving and creative gaze met us in an entirely unique way in Jesus. The evangelist Mark tells us that, in speaking with the rich young man, “Jesus looking upon him, loved him” (10:21). This gaze of Jesus, full of love, rests upon each of us. Brothers and sisters, let us allow ourselves to be moved by this gaze to allow him to lead us outside of ourselves! Let us also learn to look at one another in such a way that all those with whom we live and encounter – whoever they may be – will feel welcomed and discover that there is Someone who looks at them with love and invites them to develop their full potential.

Our lives change when we welcome this gaze. Everything becomes a vocational dialogue between ourselves and the Lord, but also between ourselves and others. A dialogue that, experienced in depth, makes us become ever more who we are. In the vocation to the ordained priesthood, to be instruments of Christ’s grace and mercy. In the vocation to the consecrated life, to be the praise of God and the prophecy of a new humanity. In the vocation to marriage, to be mutual gift and givers and teachers of life. In every ecclesial vocation and ministry that calls us to see others and the world through God’s eyes, to serve goodness and to spread love with our works and words.

Here I would like to mention the experience of Dr José Gregorio Hernández Cisneros. While working as a physician in Caracas, Venezuela, he wanted to become a Third Order Franciscan. Later, he thought of becoming a monk and a priest, but his health did not allow it. He came to understand that his calling was the medical profession, in which he spent himself above all in service to the poor. He devoted himself unreservedly to those who had contracted the worldwide epidemic known as the “Spanish flu”. He died, hit by a car, as he was leaving a pharmacy after purchasing medicine for one of his elderly patients. An exemplary witness of what it means to accept the call of the Lord and embrace it fully, he was beatified a year ago.

Called to build a fraternal world

As Christians, we do not only receive a vocation individually; we are also called together. We are like the tiles of a mosaic. Each is lovely in itself, but only when they are put together do they form a picture. Each of us shines like a star in the heart of God and in the firmament of the universe. At the same time, though, we are called to form constellations that can guide and light up the path of humanity, beginning with the places in which we live. This is the mystery of the Church: a celebration of differences, a sign and instrument of all that humanity is called to be. For this reason, the Church must become increasingly synodal: capable of walking together, united in harmonious diversity, where everyone can actively participate and where everyone has something to contribute.

When we speak of “vocation”, then, it is not just about choosing this or that way of life, devoting one’s life to a certain ministry or being attracted by the charism of a religious family, movement or ecclesial community. It is about making God’s dream come true, the great vision of fraternity that Jesus cherished when he prayed to the Father “that they may all be one” (Jn 17:21). Each vocation in the Church, and in a broader sense in society, contributes to a common objective: to celebrate among men and women that harmony of manifold gifts that can only be brought about by the Holy Spirit. Priests, consecrated men and women, lay faithful: let us journey and work together in bearing witness to the truth that one great human family united in love is no utopian vision, but the very purpose for which God created us.

Let us pray, brothers and sisters, that the People of God, amid the dramatic events of history, may increasingly respond to this call. Let us implore the light of the Holy Spirit, so that all of us may find our proper place and give the very best of ourselves in this great divine plan!

Rome, Saint John Lateran, 8 May 2022, Fourth Sunday of Easter.

FRANCIS


El 2 de febrero de 2021, el 2 de febrero de 2022, el 17 de febrero de 2022 y el 8 de abril de 2022 son algunas fechas importantes para las nuevas convocatorias vocacionales o confirmaciones en nuestro Instituto.

Hoy 8 de mayo es el Día de la Madre en Italia, pero a nivel internacional se celebra la Jornada Internacional de Oración por las Vocaciones. He aquí una frase tomada de “Entre una ola y otra” y del Epistolario sobre la vocación y donde se comprende el fuerte vínculo entre la llamada vocacional y la figura de María.

“La Madre Cabrini, sin teorizar demasiado sobre el aspecto antropológico y teológico, ve a María como Maestra y Modelo de la Misionera y, por tanto, es en la imitación de las virtudes de la Virgen María donde se encuentra la plena realización de la feminidad que toda mujer recibe como don y que es la vocación de la Misionera del Sagrado Corazón. ”

Entre una y otra ola p.150

“En el proyecto de Cabrini para la mujer madura está sobre todo María Santísima como modelo de santidad, fin hacia el que se orienta toda la vida cristiana y, en particular, la vida de la Misionera que debe “ir santa a la misión”, es decir, siempre “con la lámpara encendida” adhiriéndose con sencillez a las exigencias de su propia vocación.”

Entre una y otra ola p. 165

El padre Segundo Galilea escribe en la Biografía de la Madre Cabrini:


“El camino cristiano está marcado por Dios que nos llama a una misión, a una tarea, a una vocación; por Dios que purifica constantemente la misión y la vocación que Él mismo, por gracia, nos ha dado. Dios nos pide que nos entreguemos enteramente a él, y no simplemente a nuestra realización personal o a la ejecución de nuestros propios proyectos. La vocación cristiana -como la vocación religiosa- no consiste en conquistar a Dios, sino en dejarse conquistar por él y en dejarse guiar por su amor”.

Entre una y otra ola p. 217

“Jesús, que es tan bueno con los que quieren amarlo, ciertamente le habrá pagado haciendo fecundar en vosotros esos gérmenes que ha puesto en vuestros corazones por la buena y firme voluntad de querer haceros avanzar cada vez más como fieles esposos en la estela de la perfección, informándoos de esa robusta y firme virtud que, si es necesaria para todos los religiosos, lo es mucho más para los misioneros que por su vocación están llamados a santificar el mundo.”

Entre una y otra ola p. 80 – Epistolario Vol 3

“En el exigente y difícil camino de la santidad, en las labores de evangelización, la Madre Cabrini propone el sencillo camino del abandono en Dios, de la confianza en la Providencia, de la oración y del amor siempre vivo a la propia vocación”.

Entre una y otra ola p.142

MENSAJE DEL SANTO PADRE FRANCISCO
PARA LA 59 JORNADA MUNDIAL
DE ORACIÓN POR LAS VOCACIONES

Llamados a edificar la familia humana

Queridos hermanos y hermanas:

En este tiempo, mientras los vientos gélidos de la guerra y de la opresión aún siguen soplando, y presenciamos a menudo fenómenos de polarización, como Iglesia hemos comenzado un proceso sinodal. Sentimos la urgencia de caminar juntos cultivando las dimensiones de la escucha, de la participación y del compartir. Junto con todos los hombres y mujeres de buena voluntad queremos contribuir a edificar la familia humana, a curar sus heridas y a proyectarla hacia un futuro mejor. En esta perspectiva, para la 59ª Jornada Mundial de Oración por las Vocaciones, deseo reflexionar con ustedes sobre el amplio significado de la “vocación”, en el contexto de una Iglesia sinodal que se pone a la escucha de Dios y del mundo.

Llamados a ser todos protagonistas de la misión

La sinodalidad, el caminar juntos es una vocación fundamental para la Iglesia, y sólo en este horizonte es posible descubrir y valorar las diversas vocaciones, los carismas y los ministerios. Al mismo tiempo, sabemos que la Iglesia existe para evangelizar, saliendo de sí misma y esparciendo la semilla del Evangelio en la historia. Por lo tanto, dicha misión es posible precisamente haciendo que cooperen todos los ámbitos pastorales y, antes aun, involucrando a todos los discípulos del Señor. Efectivamente, «en virtud del Bautismo recibido, cada miembro del Pueblo de Dios se ha convertido en discípulo misionero (cf. Mt 28,19). Cada uno de los bautizados, cualquiera que sea su función en la Iglesia y el grado de ilustración de su fe, es un agente evangelizador» (Exhort. ap. Evangelii gaudium, 120). Es necesario cuidarse de la mentalidad que separa a los sacerdotes de los laicos, considerando protagonistas a los primeros y ejecutores a los segundos, y llevar adelante la misión cristiana como único Pueblo de Dios, laicos y pastores juntos. Toda la Iglesia es comunidad evangelizadora.

Llamados a ser custodios unos de otros, y de la creación

La palabra “vocación” no tiene que entenderse en sentido restrictivo, refiriéndola sólo a aquellos que siguen al Señor en el camino de una consagración particular. Todos estamos llamados a participar en la misión de Cristo de reunir a la humanidad dispersa y reconciliarla con Dios. Más en general, toda persona humana, incluso antes de vivir el encuentro con Cristo y de abrazar la fe cristiana, recibe con el don de la vida una llamada fundamental. Cada uno de nosotros es una criatura querida y amada por Dios, para la que Él ha tenido un pensamiento único y especial; y esa chispa divina, que habita en el corazón de todo hombre y de toda mujer, estamos llamados a desarrollarla en el curso de nuestra vida, contribuyendo al crecimiento de una humanidad animada por el amor y la acogida recíproca. Estamos llamados a ser custodios unos de otros, a construir lazos de concordia e intercambio, a curar las heridas de la creación para que su belleza no sea destruida. En definitiva, a ser una única familia en la maravillosa casa común de la creación, en la armónica variedad de sus elementos. En este sentido amplio, no sólo los individuos, sino también los pueblos, las comunidades y las agrupaciones de distintas clases tienen una “vocación”.

Llamados a acoger la mirada de Dios

A esa gran vocación común se añade la llamada más particular que Dios nos dirige a cada uno, alcanzando nuestra existencia con su Amor y orientándola a su meta última, a una plenitud que supera incluso el umbral de la muerte. Así Dios ha querido mirar y mira nuestra vida.

A Miguel Ángel Buonarroti se le atribuyen estas palabras: «Todo bloque de piedra tiene en su interior una estatua y la tarea del escultor es descubrirla». Si la mirada del artista puede ser así, cuánto más lo será la mirada de Dios, que en aquella joven de Nazaret vio a la Madre de Dios; en el pescador Simón, hijo de Jonás, vio a Pedro, la roca sobre la que edificaría su Iglesia; en el publicano Leví reconoció al apóstol y evangelista Mateo; y en Saulo, duro perseguidor de los cristianos, vio a Pablo, el apóstol de los gentiles. Su mirada de amor siempre nos alcanza, nos conmueve, nos libera y nos transforma, haciéndonos personas nuevas.

Esta es la dinámica de toda vocación: somos alcanzados por la mirada de Dios, que nos llama. La vocación, como la santidad, no es una experiencia extraordinaria reservada a unos pocos. Así como existe la “santidad de la puerta de al lado” (cf. Exhort. ap. Gaudete et exsultate, 6-9), también la vocación es para todos, porque Dios nos mira y nos llama a todos.

Dice un proverbio del Lejano Oriente: «Un sabio, mirando un huevo, es capaz de ver un águila; mirando una semilla percibe un gran árbol; mirando a un pecador vislumbra a un santo». Así nos mira Dios, en cada uno de nosotros ve potencialidades, que incluso nosotros mismos desconocemos, y actúa incansablemente durante toda nuestra vida para que podamos ponerlas al servicio del bien común.

De este modo nace la vocación, gracias al arte del divino Escultor que con sus “manos” nos hace salir de nosotros mismos, para que se proyecte en nosotros esa obra maestra que estamos llamados a ser. En particular, la Palabra de Dios, que nos libera del egocentrismo, es capaz de purificarnos, iluminarnos y recrearnos. Pongámonos entonces a la escucha de la Palabra, para abrirnos a la vocación que Dios nos confía. Y aprendamos a escuchar también a los hermanos y a las hermanas en la fe, porque en sus consejos y en su ejemplo puede esconderse la iniciativa de Dios, que nos indica caminos siempre nuevos para recorrer.

Llamados a responder a la mirada de Dios

La mirada amorosa y creativa de Dios nos ha alcanzado de una manera totalmente única en Jesús. Hablando del joven rico, el evangelista Marcos dice: «Jesús lo miró con amor» (10,21). Esa mirada llena de amor de Jesús se posa sobre cada una y cada uno de nosotros. Hermanos y hermanas, dejémonos interpelar por esa mirada y dejémonos llevar por Él más allá de nosotros mismos. Y aprendamos también a mirarnos unos a otros para que las personas con las que vivimos y que encontramos —cualesquiera que sean— puedan sentirse acogidas y descubrir que hay Alguien que las mira con amor y las invita a desarrollar todas sus potencialidades.

Cuando acogemos esta mirada nuestra vida cambia. Todo se vuelve un diálogo vocacional, entre nosotros y el Señor, pero también entre nosotros y los demás. Un diálogo que, vivido en profundidad, nos hace ser cada vez más aquello que somos: en la vocación al sacerdocio ordenado, ser instrumento de la gracia y de la misericordia de Cristo; en la vocación a la vida consagrada, ser alabanza de Dios y profecía de una humanidad nueva; en la vocación al matrimonio, ser don recíproco, y procreadores y educadores de la vida. En general, toda vocación y ministerio en la Iglesia nos llama a mirar a los demás y al mundo con los ojos de Dios, para servir al bien y difundir el amor, con las obras y con las palabras.

A este respecto, quisiera mencionar aquí la experiencia del doctor Gregorio Hernández Cisneros. Mientras trabajaba como médico en Caracas, Venezuela, quiso ser terciario franciscano. Más tarde pensó en ser monje y sacerdote, pero la salud no se lo permitió. Comprendió entonces que su llamada era precisamente su profesión como médico, a la que se entregó, particularmente por los pobres. De manera que se dedicó sin reservas a los enfermos afectados por la epidemia de gripe llamada “española”, que en esa época se propagaba por el mundo. Murió atropellado por un automóvil, mientras salía de una farmacia donde había conseguido medicamentos para una de sus pacientes que era anciana. Este testigo ejemplar de lo que significa acoger la llamada del Señor y adherirse a ella en plenitud, fue beatificado hace un año.

Convocados para edificar un mundo fraterno

Como cristianos, no sólo somos llamados, es decir, interpelados personalmente por una vocación, sino también con-vocados. Somos como las teselas de un mosaico, lindas incluso si se las toma una por una, pero que sólo juntas componen una imagen. Brillamos, cada uno y cada una, como una estrella en el corazón de Dios y en el firmamento del universo, pero estamos llamados a formar constelaciones que orienten y aclaren el camino de la humanidad, comenzando por el ambiente en el que vivimos. Este es el misterio de la Iglesia que, en la coexistencia armónica de las diferencias, es signo e instrumento de aquello a lo que está llamada toda la humanidad. Por eso la Iglesia debe ser cada vez más sinodal, es decir, capaz de caminar unida en la armonía de las diversidades, en la que todos tienen algo que aportar y pueden participar activamente.

Por tanto, cuando hablamos de “vocación” no se trata sólo de elegir una u otra forma de vida, de dedicar la propia existencia a un ministerio determinado o de sentirnos atraídos por el carisma de una familia religiosa, de un movimiento o de una comunidad eclesial; se trata de realizar el sueño de Dios, el gran proyecto de la fraternidad que Jesús tenía en el corazón cuando suplicó al Padre: «Que todos sean uno» (Jn 17,21). Toda vocación en la Iglesia, y en sentido amplio también en la sociedad, contribuye a un objetivo común: hacer que la armonía de los numerosos y diferentes dones que sólo el Espíritu Santo sabe realizar resuene entre los hombres y mujeres. Sacerdotes, consagradas, consagrados y fieles laicos caminamos y trabajamos juntos para testimoniar que una gran familia unida en el amor no es una utopía, sino el propósito para el que Dios nos ha creado.

Recemos, hermanos y hermanas, para que el Pueblo de Dios, en medio de las dramáticas vicisitudes de la historia, responda cada vez más a esta llamada. Invoquemos la luz del Espíritu Santo para que cada una y cada uno de nosotros pueda encontrar su propio lugar y dar lo mejor de sí mismo en este gran designio divino.

Roma, San Juan de Letrán, 8 de mayo de 2022, IV Domingo de Pascua.

Francisco


2 de fevereiro de 2021, 2 de fevereiro de 2022, 17 de fevereiro de 2022, 8 de abril de 2022 são apenas algumas datas importantes para novas chamadas ou confirmações vocacionais em nosso Instituto.

Hoje 8 de maio é o Dia das Mães na Itália, mas internacionalmente celebramos o Dia Internacional de Oração pelas Vocações. Aqui está uma frase tirada de “Entre uma onda e outra” e do Epistolário sobre vocação e onde entendemos a forte ligação entre o chamado vocacional e a figura de Maria.

“Madre Cabrini sem teorizar demais o aspecto antropológico e teológico, vê Maria como a Mestra e Modelo do Missionário e, portanto, é na imitação das virtudes da Virgem Maria que se encontra a plena realização da feminilidade que toda mulher recebe como dom e que é a vocação do Missionário do Sagrado Coração. “

Entre Uma Onda e Outra p.150

“No projeto de Cabrini para a mulher madura há Maria Santíssima sobretudo como modelo de santidade, um fim para o qual se dirige toda a vida cristã e em particular a vida da Missionária que deve “ir santa para a missão”, isto é, sempre “com a lâmpada acesa” aderindo com simplicidade às exigências de sua própria vocação.”

Entre uma onda e outra p. 165

O Padre Segundo Galilea escreve na Biografia da Madre Cabrini:


“A viagem cristã é marcada por Deus que nos chama para uma missão, uma tarefa, uma vocação; por Deus que purifica constantemente a missão e a vocação que Ele mesmo nos deu pela graça. Deus pede que nos entreguemos inteiramente a Ele, e não simplesmente à nossa própria realização pessoal ou à implementação de nossos próprios projetos. A vocação cristã – como a vocação religiosa – não consiste em conquistar a Deus, mas em nos deixar conquistar por Ele e ser guiados por seu amor”.

Entre uma onda e outra p. 217

“Jesus, que é tão bom para aqueles que desejam amá-lo, certamente o terá recompensado fazendo fecundar em vocês aqueles germes que ele colocou em seus corações pela boa e firme vontade de querer avançar sempre mais como esposos fiéis na esteira da perfeição, informando-os daquela virtude robusta e firme que, se for necessária para todos os religiosos, é muito mais para os missionários que por sua vocação são chamados a santificar o mundo.”

Entre uma onda e outra p. 80 – Epistolario Vol 3

“No caminho exigente e difícil da santidade, nos trabalhos de evangelização, Madre Cabrini propõe o caminho simples do abandono em Deus, da confiança na Providência, da oração e de um amor sempre vivo pela própria vocação”.

Entre uma onda e outra p.142

MENSAGEM DO PAPA FRANCISCO
PARA O 59º DIA MUNDIAL DE ORAÇÃO PELAS VOCAÇÕES

[8 de maio de 2022 – IV Domingo de Páscoa]

«Chamados para construir a família humana»

Queridos irmãos e irmãs!

Nos dias que correm, enquanto continuam a soprar os ventos gélidos da guerra e da opressão e frequentemente testemunhamos fenómenos de polarização, prosseguimos como Igreja o processo sinodal iniciado: sentimos urgente necessidade de caminhar juntos cultivando as dimensões da escuta, participação e partilha. Juntamente com todos os homens e mulheres de boa vontade, queremos contribuir para construir a família humana, curar as suas feridas e projetá-la para um futuro melhor. Nesta perspetiva, para o LIX Dia Mundial de Oração pelas Vocações, desejo refletir convosco sobre o amplo significado da «vocação», no contexto duma Igreja sinodal que se coloca à escuta de Deus e do mundo.

Todos chamados a ser protagonistas da missão

A sinodalidade, o caminhar juntos é uma vocação fundamental para a Igreja e, só neste horizonte, é possível descobrir e valorizar as diversas vocações, carismas e ministérios. Ao mesmo tempo, sabemos que a Igreja existe para evangelizar, saindo de si mesma e espalhando a semente do Evangelho na história. Ora esta missão é possível precisamente colocando em sinergia todas as áreas pastorais e, antes ainda, envolvendo todos os discípulos do Senhor. Com efeito, «em virtude do Batismo recebido, cada membro do Povo de Deus tornou-se discípulo missionário (cf. Mt 28, 19). Cada um dos batizados, independentemente da própria função na Igreja e do grau de instrução da sua fé, é um sujeito ativo de evangelização» (Francisco, Exort. ap. Evangelii gaudium, 120). É preciso acautelar-se da mentalidade que separa sacerdotes e leigos, considerando protagonistas os primeiros e executores os segundos, e levar por diante a missão cristã, conjuntamente, leigos e pastores como único Povo de Deus. Toda a Igreja é comunidade evangelizadora.

Chamados a ser guardiões uns dos outros e da criação

A palavra «vocação» não deve ser entendida em sentido restrito, referindo-a apenas àqueles que seguem o Senhor pelo caminho duma consagração específica. Todos somos chamados a participar na missão de Cristo de reunir a humanidade dispersa e reconciliá-la com Deus. De modo mais geral, cada pessoa humana, antes ainda de viver o encontro com Cristo e abraçar a fé cristã, recebe com o dom da vida um chamamento fundamental: cada um de nós é uma criatura querida e amada por Deus, objeto dum pensamento único e especial d’Ele e somos chamados a desenvolver, ao longo da nossa vida, esta centelha divina que mora no coração de cada homem e mulher, contribuindo para fazer crescer uma humanidade animada pelo amor e mútuo acolhimento. Somos chamados a ser guardiões uns dos outros, a construir laços de concórdia e partilha, a curar as feridas da criação para que não seja destruída a sua beleza. Em suma, tornamo-nos uma família na maravilhosa casa comum da criação, na variedade harmoniosa dos seus elementos. Neste sentido amplo, não só os indivíduos mas também os povos, as comunidades e as agregações dos mais variados géneros têm uma «vocação».

Chamados a acolher o olhar de Deus

Nesta grande vocação comum, insere-se a chamada mais particular que Deus nos dirige, alcançando a nossa existência com o seu Amor e orientando-a para a sua meta definitiva, para uma plenitude que ultrapassa até mesmo o limiar da morte. Assim quis Deus olhar, e olha, para a nossa vida.

As seguintes palavras são atribuídas a Miguel Ângelo Buonarroti: «No interior de cada bloco de pedra, há uma estátua, cabendo ao escultor a tarefa de a descobrir». Se tal pode ser o olhar do artista, com muito mais razão assim nos vê Deus: naquela jovem de Nazaré, viu a Mãe de Deus; no pescador Simão, filho de Jonas, viu Pedro, a rocha sobre a qual podia construir a sua Igreja; no publicano Levi, entreviu o apóstolo e o evangelista Mateus; em Saulo, cruel perseguidor dos cristãos, viu Paulo, o apóstolo dos gentios. O seu olhar de amor sempre nos alcança, toca, liberta e transforma, fazendo com que nos tornemos pessoas novas.

Esta é a dinâmica de cada vocação: somos alcançados pelo olhar de Deus, que nos chama. A vocação – como aliás a santidade – não é uma experiência extraordinária reservada a poucos. Tal como existem «os santos ao pé da porta» (Francisco, Exort. ap. Gaudete et exsultate, 6-9), assim também a vocação é para todos, porque todos são olhados com amor e chamados por Deus.

Diz um provérbio do Extremo Oriente: «Um sábio, ao olhar o ovo, sabe ver a águia; ao olhar a semente, vislumbra uma grande árvore; ao olhar um pecador, sabe entrever um santo». É assim que Deus nos olha: em cada um de nós, vê potencialidades, às vezes ignoradas por nós mesmos, e atua incansavelmente, ao longo da nossa vida, a fim de as podermos colocar ao serviço do bem comum.

Assim a vocação nasce, graças à arte do Escultor divino que, com as suas «mãos», nos faz sair de nós mesmos, para que se delineie em nós a obra-prima que somos chamados a ser. Particularmente capaz de nos purificar, iluminar e recriar é a Palavra de Deus, que nos liberta do egocentrismo. Coloquemo-nos, pois, à escuta da Palavra, para nos abrirmos à vocação que Deus nos confia! E aprendamos a escutar também os irmãos e irmãs na fé, porque nos seus conselhos e exemplo pode esconder-se a iniciativa de Deus, que nos indica estradas sempre novas a percorrer.

Chamados a responder ao olhar de Deus

O olhar amoroso e criador de Deus alcançou-nos de forma singular em Jesus. Ao falar do jovem rico, o evangelista Marcos observa: «Jesus, fitando nele o olhar, sentiu afeição por ele» (10, 21). O mesmo olhar de Jesus, cheio de amor, pousa sobre cada um de nós. Irmãos e irmãs, deixemo-nos tocar por este olhar e ser levados por Ele para além de nós mesmos! E aprendamos também a olhar de tal modo um para o outro que as pessoas com quem vivemos e as que encontramos – sejam elas quem forem – possam sentir-se acolhidas e descobrir que há Alguém que as olha com amor, convidando-as a desenvolverem todas as suas potencialidades.

A nossa vida muda quando acolhemos este olhar. Tudo se torna um diálogo vocacional entre nós e o Senhor, mas também entre nós e os outros. Um diálogo que, vivido em profundidade, nos faz tornar cada vez mais aquilo que somos: na vocação ao sacerdócio ordenado, ser instrumento da graça e da misericórdia de Cristo; na vocação à vida consagrada, ser louvor de Deus e profecia de nova humanidade; na vocação ao matrimónio, ser dom mútuo e geradores e educadores da vida; em cada vocação e ministério na Igreja, em geral, que nos chama a olhar os outros e o mundo com os olhos de Deus, servir o bem e difundir o amor com as obras e as palavras.

A propósito, desejo mencionar aqui a experiência do Dr. José Gregório Hernández Cisneros. Quando trabalhava como médico em Caracas, na Venezuela, quis tornar-se irmão terceiro franciscano. Mais tarde, pensou em tornar-se monge e sacerdote, mas a saúde não lho permitiu. Compreendeu então que a sua vocação era precisamente a profissão médica, na qual se prodigalizou especialmente a favor dos pobres. E, sem reservas, dedicou-se aos doentes atingidos pela epidemia de gripe chamada «espanhola», que então alastrava pelo mundo. Morreu atropelado por um carro, ao sair duma farmácia aonde fora buscar remédios para uma idosa, sua paciente. Testemunha exemplar do que significa acolher a vocação do Senhor aderindo plenamente à mesma, foi beatificado há um ano.

Convocados para construir um mundo fraterno

Como cristãos, não só somos chamados, isto é, interpelados cada qual pessoalmente por uma vocação, mas também con-vocados. Somos como os ladrilhos dum mosaico, belos já quando vistos um a um, mas só juntos é que formam uma imagem. Brilhamos, cada um e cada uma de nós, como uma estrela no coração de Deus e no firmamento do universo, mas somos chamados a compor constelações que orientem e iluminem o caminho da humanidade, a partir do ambiente onde vivemos. Tal é o mistério da Igreja: na convivência das diferenças, ela é sinal e instrumento daquilo a que toda a humanidade é chamada. Para isso, a Igreja deve tornar-se cada vez mais sinodal: capaz de caminhar unida na harmonia das diversidades, onde todos têm a sua própria contribuição para dar e podem participar ativamente.

Portanto, quando falamos de «vocação», não se trata apenas de escolher esta ou aquela forma de vida, votar a própria existência a um determinado ministério ou seguir o encanto do carisma duma família religiosa, dum movimento ou duma comunidade eclesial; mas trata-se sobretudo de realizar o sonho de Deus, o grande desígnio da fraternidade que Jesus tinha no coração quando pediu ao Pai «que todos sejam um só» (Jo 17, 21). Cada vocação na Igreja e, em sentido largo, também na sociedade, concorre para um objetivo comum: fazer ressoar entre os homens e as mulheres aquela harmonia dos múltiplos e variados dons que só o Espírito Santo sabe realizar. Sacerdotes, consagradas e consagrados, fiéis leigos, caminhemos e trabalhemos juntos, para testemunhar que uma grande família humana unida no amor não é uma utopia, mas o projeto para o qual Deus nos criou!

Rezemos, irmãos e irmãs, para que o Povo de Deus, no meio das dramáticas vicissitudes da história, corresponda cada vez mais a esta vocação. Invoquemos a luz do Espírito Santo, para que cada um e cada uma de nós possa encontrar o respetivo lugar e dar o melhor de si neste grande desígnio!

Roma, São João de Latrão, no IV Domingo de Páscoa, 8 de maio de 2022.

Francisco

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *